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Nel complesso e spesso doloroso percorso di recupero post incidente stradale, il supporto psicologico gioca un ruolo cruciale nel sostenere le vittime e i loro familiari. Abbiamo avuto modo di intervistare la dott.ssa Maria Grazia Bonaccorsi, una psicologa di straordinaria competenza, la cui collaborazione con Mission Refund offre un supporto inestimabile alle vittime di incidenti stradali.

Nel corso dell’intervista, esploreremo la durata e l’importanza del supporto psicologico post-incidente, gli impatti psicologici comuni tra le vittime e i loro familiari, e i criteri utilizzati per la valutazione del danno psicologico. La dottoressa condividerà inoltre le sfide incontrate nel suo lavoro e il suo ruolo cruciale nelle richieste di risarcimento danni.

1) Quale è stato il suo percorso professionale? 

Mi sono laureata a Padova in psicologia delle relazioni interpersonali e successivamente presso l’Università Pontificia Salesiana in Psicologia dell’educazione. Prima di iniziare la scuola di Specializzazione ad indirizzo integrato in Mestre, ho partecipato ad un master in Psicologia Forense a Firenze. Gli ambiti della psicologia nella giurisprudenza erano rivolti al civile, al penale e alle assicurazioni.

In contemporanea, per necessità, mi sono formata nell’uso della testistica in quanto l’utilizzo dei test psicologici, in ambito forense hanno un grande rilievo da un punto di vista diagnostico e legale.

2) Come è iniziata la sua collaborazione con Mission Refund? 

 la mia collaborazione con Mission Refund è stata richiesta dal titolare dell’infortunistica, per un caso di incidente stradale grave.

La persona coinvolta in questo incidente presentava la necessità di una valutazione psicologica volta all’accertamento o meno, di un danno biologico di tipo psicologico; tale danno può essere esclusivamente valutato da una figura professionale come la mia. Lo psichiatria così come il medico legale, se non specificatamente formati attraverso una laurea in psicologia e una specializzazione forense, non hanno tale competenza.

3) Qual è il suo ruolo, in quanto psicologa, nei confronti della vittima di un incidente stradale grave?

Il mio ruolo, per la vittima di un incidente stradale a prescindere dalla gravità, in quanto ognuno di noi risponde al trauma in maniera differente,( le risposte al trauma, non sono proporzionali al trauma stesso) è quello dell’ascolto attivo della parte emotiva della persona, ovvero come ha vissuto l’incidente subito, valutare le conseguenze psicologiche ad esso, e sottolineare i cambiamenti che sono avvenuti nella vita stessa del danneggiato.

In associazione al danno biologico di tipo psicologico spesso riscontro anche un danno di tipo esistenziale, ovvero vengono minati i diritti costituzionalmente garantiti della persona.

4) Quanto dura la terapia post incidente? Quanto è importante il supporto psicologico a lungo termine?

La durata della terapia post incidente non è misurabile in quanto dipende molto dalle risorse della persona e dalle conseguenze del trauma subito. Il supporto psicologico è fondamentale per la remissione della sintomatologia tipica del disturbo sviluppato successivamente al trauma, che se non trattato, potrebbe, nel tempo, anche evolvere in disturbi più seri, o per alleggerire fino ad eliminare la sofferenza psicologica.

I tempi di tale supporto non possono essere quantificabili in quanto dipendono sempre dalle risorse della persona. Sottolineo che in mancanza di una diagnosi specifica, nelle conclusioni della relazione peritale,  la sofferenza psicologica e le sue conseguenze sulla persona per un trauma subito è comunque soggetta alla richiesta del risarcimento del danno.

5) Quali sono gli impatti psicologici più comuni (ovvero il danno psicologico) che le vittime di incidenti stradali gravi o i loro familiari possono sperimentare?

Le conseguenze dovute ad un incidente, grave o meno che sia, dipendono molto dal funzionamento della persona, ovvero dalle sue risorse e dalle sue esperienze passate. Solitamente mi trovo davanti a persone che hanno sviluppato un Disturbo Post Traumatico da stress, un Disturbo d’Ansia Generalizzato, Disturbo da Panico, Fobia Specifica o un Disturbo dell’Adattamento anche in assenza di una predisposizione .

Capita, a volte, di non essere in presenza di un disturbo psicologico preciso, classificabile secondo i criteri del DSM V, Manuale Internazionale Diagnostico, ma di essere in presenza di una forte sofferenza vissuta che comunque alla pari di un disturbo, reca danni e notevoli cambiamenti al benessere della persona, al proprio equilibrio psico-fisico e alla sua vita. 

Nella mia esperienza personale, i familiari difficilmente interagiscono con lo specialista in quanto molto concentrati sulla vittima e sugli aspetti medici-biologici e legali. L’aspetto psicologico va in secondo piano e viene affrontato solamente se è l’unica conseguenza al trauma stesso e comunque il soggetto della terapia rimane la vittima.

6) Quali sono i criteri che Lei utilizza per la valutazione del danno psicologico subito dalla vittima e quali sfide possono sorgere?

La valutazione del danno biologico di tipo psicologico viene effettuata almeno 5/6 mesi dopo l’ incidente ( tempo necessario per il consolidamento dei sintomi o la loro trasformazione o mutazione) attraverso vari step.

  • esame degli atti
  • fase clinico diagnostica ( anamnesi della famiglia attuale e d’origine, anamnesi lavorativa, fisiologica e ludica)
  • esame psichico ( esame stato mentale del soggetto, osservazione del comportamento e soggettività)
  • valutazione psicodiagnostica (test psicologici come MMPI-2, CBA, Millon, Sims)
  • diagnosi e valutazione clinica
  • conclusioni e quantificazione del danno

l’unica sfida che nella mia esperienza ho rilevato è la difficoltà, a volte, da parte della vittima, nel parlare dell’incidente, in quanto va all’evitamento dell’esperienza traumatica e dei vissuti emotivi, e per questo motivo serve tanta pazienza. È necessario aspettare i tempi di elaborazione (accettazione dell’evento traumatico), prendere consapevolezza della sofferenza e del disagio psicologico, ed è necessario lavorare molto sull’alleanza tra il clinico e il paziente. Gli strumenti utilizzati sono l’ osservazione, il colloquio e per particolari tipi di trauma, rimossi, l’ipnosi e l’ EMDR.

7) Qual è il suo ruolo nell’ambito di una richiesta di risarcimento danni?

Il mio ruolo in ambito di risarcimento del danno  è la valutazione oggettiva del caso, ovvero se si è in presenza di un vero e proprio danno dal punto di vista psicologico oppure no.

8) Come si svolge la perizia per la valutazione del danno psicologico? Qual è l’iter?

L’iter che viene seguito per la valutazione del danno psicologico è molto semplice; l’infortunistica mette in contatto la vittima dell’incidente con lo specialista per un primo colloquio e se il clinico evidenzia la presenza di tale danno, effettuerà altri colloqui per poi stilare la propria perizia o relazione di consulenza psicologica .

9)  Come quantifica il danno subito dalla vittima?

La quantificazione del danno, ammesso venga richiesta al clinico, in quanto spesso è il medico legale di parte che  lo quantifica , viene effettuata attraverso un Manuale di riferimento: in base alla gravità del trauma o del disturbo sviluppato corrisponde una percentuale di danno che poi verrà trasformata in denaro dall’organo competente.

10) In che modo le valutazioni psicologiche possono influenzare la costruzione di una richiesta di risarcimento danni e quali prove sono considerate valide?

Il danno biologico di tipo psicologico non influenza la richiesta di un risarcimento danni, eventualmente diventa il motivo principe della richiesta del risarcimento vero e proprio o, a differenza, si somma al danno biologico stesso. Ricordiamo, perché a volte le assicurazioni se lo dimenticano, l’art.  2043 e 2059 del C.C. prevedono il risarcimento del danno psicologico, ovviamente con nesso di causalità (prova valida).